S. CRISTOBAL DE LAS CASAS - giorno 2

11 agosto giovedì: iniziamo la giornata come meglio non si può, ovvero con una mega colazione alla Casa del Pan. Io, decisa a staccarmi un po’ alla volta dalla colazione all’italiana, prendo un bel muesli con miele del Chiapas, latte pastorizzato da mucche allevate senza somministrazione di ormoni e/o antibiotici, frullatone alla banana e brioscina deliziosa con marmellata a parte, entrambe fatte in casa. Lo Ste, già preso a pieno dal clima messicano, ordina invece una bella enchilada verde con mais, fagioli e guacamole.

La Casa del Pan, ideato per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione utilizzando esclusivamente prodotti locali nel pieno rispetto della natura, non stonerebbe nel centro storico di nessuna delle nostre belle città d’arte, e una visitina anche solo per acquistare qualche cosa nel negozietto attiguo vale proprio la pena farla!

Ci dirigiamo poi verso il locale mercato municipal della frutta e verdura e la cosa che più ci colpisce è l’ordine con cui la merce viene disposta. Acquistiamo una torcia e delle batterie che ci potranno servire per esplorare l’interno di qualche piramide Maya (o a spaventare qualche insonne pipistrellino) e passiamo al mercato che più ci interessa, turistico ma sempre suggestivo, attorno al tempio di Santo Domingo! Lì acquistiamo un bel coloratissimo centrotavola a 130 MX$ (10 eur) più altri centrotavola più piccoli a 30MX$ (2 eur) ciascuno (e ne abbiamo preso pure pochi perché sono stati i regalini più gettonati per le mie amiche…). Proseguiamo con la visita delle chiese e saliamo a piedi per la ripida scalinata che porta alla piccola chiesa di San Cristobal, per vedere la città dall’alto.

Scendiamo e pranziamo in uno dei tanti localini, come quelli che si possono trovare nelle vie attigue al centro, che hanno al massimo 2 tavolini e quattro sedie e mangiamo due bei tacos ripieni di tutto e di più con coca cola e spremuta all’esosa cifra di 40 MX$ (nemmeno 3 euro…)

Verso le 14:30 prendiamo la macchina e andiamo a visitare i piccoli villaggi che si trovano a circa 30 minuti di auto da San Cristobal: S. Juan Chamula e Zinacatan, due comunità che pur avendo le stesse origini e tradizioni rivaleggiano campanilisticamente tra loro.

Entrati a S. Juan Chamula parcheggiamo subito sulla destra, con vista cimitero e una vecchia chiesa distrutta da un incendio; un gruppuscolo di persone sta partecipando ad un funerale e capiamo già che qui la gente è un po’ stranina perché tutti i presenti ridono e schiamazzano... vabbè che il defunto sarà passato a miglior vita però fare un festone... boh... Appena scesi dall’auto tre bimbe si propongono di farci la guardia all’auto e si intrattengono con noi, anzi mi tocca trascinar via lo Ste che si è messo a parlare con loro e non lo mollano più.

La singolarità di queste persone è che hanno assorbito e mescolato varie culture e quindi il loro modo di vita e il credo religioso, sono un misto cristiano-pagano. Su tutte le guide si raccomanda di non fotografarli perché credono che gli si rubi l’anima e per farla rientrare nel corpo devono sottostare ad un complicato rito dallo sciamano locale. Altra cosa da non fotografare assolutamente è il particolarissimo interno della chiesa di S. Juan, nel quale si possono osservare molti riti e usi Maya; ma questo è il motivo principale per cui si visita questo villaggio e con tutto quello che abbiamo letto sull’interno della chiesa invece dobbiamo assolutamente provare, per amor di cronaca, a scattare qualche foto... Lo Ste posiziona quindi furbescamente la sua digitale nel marsupio con l’obiettivo appena al di fuori della tasca, paghiamo l’ingresso (15 MX$ a testa) ed entriamo. Se l’esterno della chiesa è luminoso essendo tutta bianca con il portone bordato di verde e azzurro, l’interno è completamente differente (gli sforzi fatti dai missionari per convertire gli indigeni al cattolicesimo hanno fortunatamente scalfito di poco la loro cultura religiosa) ed è incredibile: la penombra e l’odore di pino sono le prime cose che colpiscono; la poca luce presente proviene da alti finestroni e da un centinaio di candele accese distribuite per terra. Non ci sono panche e tutto il pavimento è cosparso di aghi di pino a ricordare le erbose spianate dove i Maya effettuavano i loro riti. Ai lati varie statue di santi rinchiusi in teche di vetro spoglie e senza candele sono in punizione (si avete letto bene), per non aver saputo proteggere la vecchia chiesa dall’incendio, e ora nessuno li invoca più.

In mezzo un po’ a caso sono accovacciate gruppi di persone che a prima vista sembrano fare un pic-nic, dato che hanno cibo e lattine di Pepsi Cola davanti, ma invece pregano offrendo i loro doni e accendendo altre candele. La Pepsi Cola ha sostituito una loro rituale bevanda nera, essendo più semplice da reperire: va bevuta e dopo di che con un ‘rutto’ verrà espulsa la malvagità che si è annidata all’interno della persona!

L’impatto visivo è veramente affascinante e restiamo in fondo alla chiesa ad osservare l’ambiente fino a quando superiamo al meno di un pochino la sensazione di essere degli intrusi e piano piano proviamo a zigzagare fra i vari gruppetti preganti dirigendoci verso l’altare. Al centro di esso vi è la statua di S. Giovanni (S. Juan) al quale la chiesa è dedicata, mentre Cristo crocifisso è in posizione inferiore alla sua sinistra. Lo Ste nel frattempo prova a ‘rubare’ qualche foto e io lo ‘proteggo’ con il corpo perché non sia visto, ma quando usciamo si accorge che nel frattempo era finita la batteria e di foto neanche l’ombra!!! La vendetta dello sciamano!!

 

Ritorniamo a prendere la macchina e diamo una piccola mancia e delle caramelle alle tre bambine, nel frattempo erano rimaste nei pressi, e dopo averle fatte divertire ancora un po’ con il nostro idioma italo-ispanico ci dirigiamo verso l’altrettanto piccolo villaggio di Zinacatan a 11 km da S. Juan Chamula. Qui ci imbattiamo, casualmente e fortunatamente, nella sagra locale che festeggia S. Lorenzo, il patrono della città. Tutta la gente è vestita a festa con degli scialli/coperte blu turchese ricamati a motivi floreali. Visitiamo la chiesa più piccola, all’interno c’è il custode che dovrebbe stare attento che i turisti non facciano foto, peccato solo si sia ‘leggermente’ abbioccato o forse è semplicemente sotto gli effetti dell’alcol e così noi ne approfittiamo. Pur non avendo il fascino di S. Juan Chamula questa chiesa è comunque particolare; aghi di pino per terra e tanti fiori sul soffitto e sull’altare ad adornare le coloratissime statue dei santi (d’altra parte questo villaggio è famoso per le sue coltivazioni di fiori). Per fare più scena c'è il canto registrato di un usignolo forse a ricordare le loro origini agresti. Nella chiesa principale oltre a fiori e ghirlande ci sono intere piante di banano che scendono dal soffitto. Qui c’è più gente e ci viene chiesto gentilmente di non fare foto. Fuori sul piazzale è curioso vedere dei ragazzi che si divertono a far saltare per aria, con un bel botto, dei barattoli di latta dopo aver dato fuoco ad una striscia di una specie di polvere da sparo sulla quale i barattoli sono posati.

Alla fine torniamo verso S. Cristobal e visitiamo il museo di Na bolom (ingresso 35 MX$ - 3 eur), ovvero la casa dove dimorò per molti anni una coppia di europei appassionati del Messico; non mancano innumerevoli foto ed interessanti oggetti recuperati durante le loro visite ai vari villaggi e siti Maya.

Na Bolon