Giorno 6 - Tsavo Est ed Ovest

 

Lunedì 2 agosto:

Sonno breve visto che alle 5:30 c’è la sveglia e alle 6:30 la partenza. Ci gustiamo l’alba facendo colazione (o viceversa?). Davanti alla terrazza dove si mangia ci sono ancora 3 ‘crocchi’ (vedi ‘coccodrilli’) dalla sera precedente (erano troppo ‘ciompi’ per entrare in acqua..). Rimontiamo sulle jeep e rientriamo allo Tsavo Est per uscirne poco dopo facendo tappa forzata al paesino di Voi.. la nostra jeep ha qualche problemino ed ha bisogno di un check-up! Mentre viene riparata noi ne approfittiamo per visitare la scuola lì vicino. Io ed Ele consegniamo qualche regalino per i piccoli alla maestra e poi ci mettiamo a gonfiare palloncini ed a distribuirli ai bimbi che ci guardano ad occhi sgranati. Sono tutti dolci e teneri e tendono le manine speranzosi di aver il loro regalino.. quando i palloncini finiscono e la maestra ci domanda se non ne abbiamo altri ci sentiamo sprofondare.. Non ci eravamo aspettati così tanti piccoli da soddisfare ed è impossibile scegliere chi accontentare e chi no… Dopo averli salutati usciamo dalla scuola appagate nell’aver ricevuto così tanto da questi bambini pur facendo così poco.. Che mi stiano venendo istinti materni?? D’altra parte nella vita non serve porsi obiettivi troppo ambiziosi altrimenti si finisce per non apprezzare mai nulla e così anche questa scena resterà scolpita indelebile nei nostri cuoricini!! J  

Ripartiamo con il mezzo rimesso a nuovo e dopo un po’ di strada asfaltata rientriamo nello Tsavo ad ammirare l'altopiano Yatta con la più grande colata lavica del mondo. Camminiamo un po’ fra le rocce nere vulcaniche e risaliamo sulla jeep dopo aver accuratamente scelto ognuno la sua “pepita” ricordo. Arriviamo poi nello Tsavo Ovest. Qui c’è un altro panorama rispetto a ieri: la terra è sempre rossa ma tutto è molto più brullo, con rovi e sterpaglia ovunque. Di animali vediamo solo delle gazzelle nane (sono le uniche che non rischiano di riportare qualche scorticazione in mezzo a tutte queste spine..!!). Su una pozzanghera ammiriamo quattro ippopotami ed un coccodrillo ma per il resto è il nulla. Schiacceremmo anche un pisolino in mezzo a questa desolazione ma la strada non può essere che a tema.. sembra di andare in tagadà da quanto è sconnessa.. Ovviamente le battute si sprecano: dalla cellulite che viene debellata alla similarità dell’effetto sexy centrifuga-lavatrice (cosa che alla Elenuzza bisogna ben spiegare visto che quando sente parlare di lavatrice pensa subito ai panni sporchi di polvere ..). Tsavo Ovest. Qui c’è un altro panorama rispetto a ieri: la terra è sempre rossa ma tutto è molto più brullo, con rovi e sterpaglia ovunque. Di animali vediamo solo delle gazzelle nane (sono le uniche che non rischiano di riportare qualche scorticazione in mezzo a tutte queste spine..!!). Su una pozzanghera ammiriamo quattro ippopotami ed un coccodrillo ma per il resto è il nulla. Schiacceremmo anche un pisolino in mezzo a questa desolazione ma la strada non può essere che a tema.. sembra di andare in tagadà da quanto è sconnessa.. Ovviamente le battute si sprecano: dalla cellulite che viene debellata alla similarità dell’effetto sexy centrifuga-lavatrice (cosa che alla Elenuzza bisogna ben spiegare visto che quando sente parlare di lavatrice pensa subito ai panni sporchi di polvere ..). Tsavo Ovest. Qui c’è un altro panorama rispetto a ieri: la terra è sempre rossa ma tutto è molto più brullo, con rovi e sterpaglia ovunque. Di animali vediamo solo delle gazzelle nane (sono le uniche che non rischiano di riportare qualche scorticazione in mezzo a tutte queste spine..!!). Su una pozzanghera ammiriamo quattro ippopotami ed un coccodrillo ma per il resto è il nulla. Schiacceremmo anche un pisolino in mezzo a questa desolazione ma la strada non può essere che a tema.. sembra di andare in tagadà da quanto è sconnessa.. Ovviamente le battute si sprecano: dalla cellulite che viene debellata alla similarità dell’effetto sexy centrifuga-lavatrice (cosa che alla Elenuzza bisogna ben spiegare visto che quando sente parlare di lavatrice pensa subito ai panni sporchi di polvere ..).

Il pranzo è al sacco (panino con polpetta ed uova sode.. neanche in colonia!!) presso una più che secondaria ed isolata uscita del parco. Abbiamo mezz’ora ma basterebbero solamente dieci minuti. Per passare il tempo giochiamo al lancio delle uova, secondo noi immangiabili ma che vengono alquanto apprezzate da dei babbuini nelle vicinanze. Finito il ‘lauto’ pasto veniamo scortati da delle guardie armate (chebbello, ci proteggono, pensiamo noi.. invece è per proteggere gli animali.. nel caso fossimo ‘noi’ dei bracconieri! Tse!). La strada prosegue con ancora più buche di prima.. non si sa come ma ‘l’abbiocco’ post pranzo coglie un po’ tutti quanti.. il silenzio cala nella jeep: lo Ste, Franco ed io ciondoliamo con la bolla al naso mentre Elena è con lo sguardo vitreo sicuramente in preda agli effetti soporiferi della sua ‘droga’. Il “dolce” dondolio del mezzo fa il resto.  

Dopo un pò si ha la velata sensazione di non respirare molto bene.. apro gli occhi e scopro di aver pure problemi alla vista.. insomma l’interno del pulmino è tutto rosso, la sabbia non so come si è infilata all’interno e fluttua nell’aria depositandosi ovunque (ne avremmo trovata anche sulle mutande!)!!. Messa la bandana davanti alla bocca e chiuso nelle varie custodie le macchine fotografiche dopo un pò il pulmino si ferma e veniamo letteralmente circondati da un gruppuscolo di Masai intenti a venderci qualunque cosa.. Presi dal panico da tanta merce a prezzi stracciati prendiamo una lancia masai in legno intagliato e ferro battuto a soli 150 K.Sh. (poco più di un euro!!) che ora fa bella mostra appesa nei nostri salotti e subito ci saremmo pentiti di non averne acquistate di più come souvenir. Si riparte ed entriamo finalmente in territorio Masai, valorosi guerrieri un tempo e ora un popolo di pastori, che vivono negli spazi aperti del Kenya e della Tanzania. Essi perpetuando antiche tradizioni e vivono come i loro antenati secoli fa, noncuranti del passare del tempo. Sono alti e slanciati con bei lineamenti, noti per la loro audacia e il loro coraggio, di solito non si vedono mai senza la loro lancia ben affilata.

Qui tutti quanti, dalla gente intenta a lavorare o pascolare le capre, ci salutano sbracciandosi. I bambini addirittura ci corrono dietro, incuranti del polverone! E’ molto toccante, pur essendo consapevoli che non avranno niente da un mezzo in corsa ci accolgono festanti nel loro territorio.. e noi come al solito ci sentiamo felici di ciò ma anche un po’ in imbarazzo essendo i soliti turisti “danarosi” che comunque facciano o donino sarà sempre troppo poco!

Verso le 18.00 arriviamo al Leopard Lodge, in territorio Kilimanjaro-Kimana con vista meravigliosa sul Mount Kilimanjaro (se solo andassero via le nuvole dalla cima!).L

Subito dopo il check-in, malgrado la necessità di una doccia approfondita ed i vestiti che implorano di essere cambiati, andiamo in esplorazione. Anche questo campo è veramente bello, immerso nel parco Ambroseli con la pozza d’acqua per gli animali davanti alla terrazza panoramica dove c’è la zona ristorante e pure una piscina. Uno gnu circola tranquillamente e anche qualche Masai. Ciò che colpisce a prima vista è il loro abbigliamento estremamente pittoresco con sgargianti drappi rossi e blu avvolti attorno al corpo. Le donne di solito si adornano con larghi collari piatti fatti con perline e hanno fermacapelli multicolori. Attorno a braccia e caviglie portano massicce spirali di rame. Qui nel campo però sono solo per coreografia, infatti ci chiedono se vogliamo fotografarli.. ma no money, no photo.. pertanto salutiamo e li lasciamo ad altri turisti più sfacciati! Alla fine si va tutti alla meritata doccia tranne lo Ste che, abbordato un giovane Masai, parte con le ‘ciacole’….

 

  KILIMANJARO LEOPARD LODGE GNU